Journey of a Tremulus Lune build

A couple of years ago I have started playing around with Eagle PCB, after haven’t built something for many years (I will write more about the other projects I have developed in other posts).
After working on a few overdrive, I decided to work on a modulation: I had a spare 14mm clear shaft alpha pot which I thought I could use to do a cool rate speed control. I decided then for a Tremulus Lune. As you can see from the photo below, my initial PCB layout was using the 14mm pot, but then I realised that the footprint was actually quite big, and decided to go for the 9mm one, moving the rate speed LED on the side of the control.

Schematic of the Tremulus Lune is actually quite simple, despite the size of the original PCB (why did they make it so big?). My layout is a simple 3+3, adding both LED (rate speed and on/off) to the board.
In terms of component, as well as the 9mm alpha pot, I decided to replace the VTL5C1/2 with the Silonex NSL-32, a cheaper alternative. The rest of the components are quite standard. 
I have uploaded a few pictures: they show my journey from inception to completion. It was a fun project to work on, and I am already looking forward to start working on my next project.

Indignazione. Disperazione. Rabbia.

Update (27 Luglio 2012)

Non credo che serva aggiungere molto a quello che sta succedendo a Taranto in questi giorni. Dopo il sequestro e la misura di custodia cautelare in carcere per 8 dirigenti ed ex dirigenti, si sta tristemente avverando la solita guerra tra poveri: da una parte i lavoratori, che giustamente combattono per il loro posto di lavoro, dall’altra la citta’ (e non solo), che dopo quasi 50 anni di abusi ambientali, vogliono liberarsi del mostro. Ed ho come l’impressione che nei prossimi giorni si parlera’ molto di questa vicenda (anche se La Repubblica, dopo solo un giorno, ha gia’ declassato la notizia a trafiletto sul proprio internet). Ad ogni modo, molte volte e’ difficile per chi non conosce Taranto capire quanto l’Ilva rappresenti un visibile contrasto tra opportunita’ lavorative e sostenibilita’ ambientale. E’ per questo che porto di nuovo in prima pagina questo posto sul mio blog, sperando che i video che ho aggiunto possano essere uno spunto di riflessione.

Salute-lavoro, baratto assurdo: l’amara lezione di Taranto [Videoinchiesta]

Update (30 Giugno 2010)

La procura di Taranto apre un fascicolo per Disastro Ambientale contro i quattro piu’ importanti dirigenti dell’ILVA. E la mia domanda e’: quanti anni sono serviti?

Post originale

All’inizio mi disperavo. Ma non ho scritto di getto. Mi sono contenuto, frenato. Poi alla disperazione, come sempre accade, è subentrata la rabbia. La rabbia verso chi non ha rispetto. La rabbia verso il profitto. La rabbia verso il maledetto vile denaro.
Penso a mio padre. Penso che ha lavorato nell’impianto siderurgico di Taranto (adesso ILVA) per quasi 30 anni (o forse più). E chissà cosa ha respirato. Penso a mia madre e mia sorella, che vivono sotto quelle ciminiere e chissà cosa respirano. E chissà cosa mangiano. Poi penso a tutti quelli che stanno male, che hanno avuto un tumore. Che sono morti. E sanno a chi dare la colpa!

Che l’ILVA fosse un’azienda pericolosa si sapeva. Almeno, chi vive in quella zona lo sa bene. Perché basta passarci vicino per vedere i fumi che escono dalle ciminiere con dei colori assolutamente raccapriccianti. Che nessuno volesse occuparsi della questione era anche palesemente evidente, visto che dieci anni fa lo stabilimento di Taranto e di Genova erano confrontabili ed adesso invece viaggiano su due dimensioni assolutamente separate. Per buona pace della salute dei genovesi (beati voi!).

Quando vivi lontano però… lontano dagli occhi, lontano dal cuore. E così avevo “dimenticato” il problema. Poi qualche giorno fa mi passa davanti questo articolo: A 13 anni ha il tumore da fumo. «E’ la diossina». Ed il problema mi ritorna agli occhi in tutta la sua importanza. Non mi era chiaro come mai un bambino potesse avere un tumore da fumo. Poi, come spesso accade, alla conoscenza dei problemi si arriva per gradi. E così LA7, l’unica TV ancora non controllata dai politici fa un bellissimo report di un’ora e mezza su Taranto (nella trasmissione “Malpelo”). Ed alla indignazione subbentra la disperazione. La disperazione di vedere questi meccanismi assolutamente lontani dal buon senso prendere il sopravento ed ammazzare la gente.

Vi consiglio di vederlo. Anzi, non ve lo consiglio. Dovete vederlo e basta! Una ricerca su YouTube dovrebbe portarvi velocemente al video.

Poi oggi apro La Repubblica è leggo che Vendola si sta interessando al problema. E negli ultimi anni dov’era? Quando le parti civili si ritiravano dal processo, lui cosa faceva? Sembra quasi che il suo interesse sia solo politico, visto la presa di posizione pro Riva presa dal governo (o pro CAI?).

Puttane? No, Escort!

E’ da un bel po’ che non parlo di politica sul mio blog. Generalmente, è un argomento che tratto più volentieri su Facebook, condividendo articoli che mi sembrano interessanti, più che scrivendo sul mio blog. Ma mi va di fare il punto della situazione, giusto per capire esattamente che il problema non è nè la prostata di Berlusconi nè chi riscalda il suo letto la notte. Vado avanti per punti e vediamo se dico cose sensate.

Moralità. Quale deve essere il limite che un politico non deve superare mai per non far incazzare i suoi elettori? Ovviamente, la risposta è “dipende”. Dipende da tante cose. Dipende dai politici, ma soprattutto dipende dal livello culturale degli elettori, che sanno di aver dato un ruolo privilegiato ad una persona, ma che dovrebbero anche sapere di poterla prendere a calci nel sedere appena di questo ruolo privilegiato si abusa o appena il mandato viene disatteso. L’elettore elegge, ma diselegge anche! Ecco quindi che la classe politica di un paese è specchio del suo popolo. In Inghilterra1 basta aggiungere sulle note spesa del parlamento 70£ di film porno per essere silurati. Sia chiaro, non è illegale, è semplicemente immorale. In Italia questo confine dov’è? Si potrebbe iniziare con calma, iniziando a silurare chi qualcosa di illegale l’ha fatta davvero (e nel parlamente italiano non è nemmeno troppo difficile!), ripulendo pian piano. E’ chiaro che in un paese di “ancora ti meravigli?” o di “e che possiamo fare?” non ci si può indignare per qualche nota spesa gonfiata (dovremmo mandare a casa TUTTI!), ma certamente ci si può indignare per qualcosa di penalmente rilevante. Dovremmo almeno…
A tal proposito vi invito anche a leggere il bellissimo editoriale “L’amnesia della morale” di Edmondo Berselli, nonché l’editoriale “He saw himself as a modern Caesar. Now his decline is epic” di Ezio Mauro sul Guardian.

Informazione, parte 1: casa nostra. Ma è chiaro anche che indignazione dei cittadini e l’informazione vanno di pari passo. Soprattutto in un paese dove la magistratura viene sempre più fortemente controllata dal governo (tramite leggi apposite che ne bloccano l’azione). Purtroppo però l’Italia è un paese di ignoranti, un paese che per l’80% si informa solo tramite la TV, uno strumento ormai completamente controllato, dal pubblico al privato, da una sola persona. Il calcolo è semplice: TV controllata, popolo controllato. Ma del resto, mentre noi comunisti ce ne accorgiamo adesso, qualcun’altro aveva ben fatto i suoi conti molto tempo fa. Ecco quindi che ci troviamo un’altro servo a direttore del TG1 che candidamente ci racconta un mare di balle nell’edizione delle 20.30 del 22 Giugno 2009 (purtroppo il video non e’ piu’ su YouYube).

Peccato che lui stesso dicesse, quando ancora non adeguatamente ricompensato, tutto il contrario:

Quattro anni fa, e cioè in tempi non sospetti, scrissi che la nomina di Giampaolo Sodano alla Rai nasceva dai salotti di Gbr, la televisione di Anja Pieroni. Oggi penso che se noi avessimo raccontato di più la vita privata dei leader politici forse non saremmo arrivati a tangentopoli, forse li avremmo costretti a cambiare oppure ad andarsene. Non è stato un buon servizio per il paese il nostro fair play: abbiamo semplicemente peccato di ipocrisia. Di Anja Pieroni sapevamo tutto da sempre e non era solo un personaggio della vita intima di Craxi. La distinzione fra pubblico e privato è manichea: ripeto, un politico deve sapere che ogni aspetto della sua vita è pubblico. Se non accetta questa regola rinunci a fare il politico.

Repubblica, 29 ottobre 1994

Ecco poi che la denuncia di La Repubblica, e le voci concordi della politica a seguire2 diventano per Bondi un “pericolo per la democrazia“. Naturalmente la risposta di Repubblica non si è fatta aspettare e non è stata nemmeno tenera. Giustamente.

Informazione, parte 2: gli alieni. Devo dire che non capisco come mai cose che in Italia vengono definite gossip o fatti privati siano così interessanti all’estero. Mi sfugge come mai i giornali stranieri ne parlino così tanto e come mai ogni giorno dedichino a questa cosa così tanto spazio. Quindi le ipotesi sono due: o in Italia non abbiamo capito ancora cos’è l’informazione; oppure all’estero sono dei gossipari impiccioni. Io voto per la prima. Voi?

Escort, favori e ricatti. Ma tutta questa storia da dove arriva? Un imprenditore pugliese, una escort ben conosciuta ed una promessa non mantenuta. Il cerchio si chiude facilmente: la promessa tra le lenzuola di aiutare la donna nelle sue attività, per sistemarle alcune licenze che non ne volevano proprio sapere di andare al posto giusto, poi disattesa dai fatti. E quindi la vendetta. Un giochino al ricatto che di cui già si era parlato nel caso Sanjust. Non aggiungo altro, basta leggere l’articolo e guardare l’ultimo intervento di travaglio per capire che stiamo proprio inguaiati.

Ultime considerazioni sparse. Parto dalla prima, quella che ritengo più importante di tutte. Tutte le idee, le opinioni ed i punti di vista sono accettabili. Non c’è un punto di vista sbagliato, uno migliore, uno superiore. Si può votare e dare la fiducia a chi si vuole. Ma non sarebbe meglio scegliere il proprio punto di vista sulla base delle verità, conoscendo le cose, piuttosto che sulla base di informazioni distorte e filtrate?
Mi chiedo poi come mai in Italia la gente è sempre legata alla poltrana, mentre altrove la gente prima si dimette, dimostra la sua innocenza e poi si ripropone al popolo. Mi chiedono come sia possibile che quello che altrove è immorale sia sufficiente a silurare politici, mentre a noi non si riesce nemmeno con le condanne penali.
Mi chiedono come mai quando il gossip è di Berlusconi, non è notizia, mentre quando è di Di Pietro, arriva in prima pagina. Mi chiedo come mai quando il condannato è Mills (corrotto da Berlusconi), la notizia viene data in sordina, mentre quando il condannato è Travaglio per diffamazione, è da apertura di telegiornale.
Mi chiedo poi come mai Corriere.it lancia la notizia dell’indagine barese, per poi “nasconderla” a metà pagina, salvo poi riportarla in cima quando l’interessato rilancia la difesa.

  1. So già che qualcuno si lamenterà perché ho fatto questa citazione.
  2. Mai che la politica arrivi prima…

Violenza

Non saprei dove iniziare per parlare di questo argomento. Non sono il presidente del consiglio, che ha sempre una battuta di cattivo gusto per tutti. Ed anche sforzandomi di tirare fuori una battuta di cattivo gusto, onestamente non ci riesco.
Dopo il traffico di clandestini, dopo il traffico di droga, dopo il traffico della prostituzione e dopo i furti in casa e le rapine, pare che ormai gli stranieri clandestini in Italia abbiano trovato il nuovo loro hobby preferito. Onestamente non me ne frega niente di generalizzare: i clandestini in Italia sono dei criminali perché l’Italia è un posto dove delinquere è permesso (…a tutti i livelli)!
Ma il caso che più mi ha agitato il sangue nelle vene è quello del panettiere romano, tutt’altro che straniero, decisamente non clandestino, ma ugualmente feccia. Mi ha agitato le vene per la stupidità del gesto, per la stupidità del personaggio (che due ore prima dell’atto selvaggio si fregiava di buon senso davanti le telecamere di Studio Aperto1) e per la stupidità della scusante (avevo bevuto ed ero drogato). Mi ha agitato le vene perché ho pensato ai suoi arresti domiciliari, coccolato a casa tra i genitori. In mezzo alle mie riflessioni passa il tentativo di empatizzare le sensazioni dei genitori dei “protagonisti”2 della vicenda, anche se con scarsi risultati.
Quando questo essere è stato riportato per gli arresti domiciliari ho pensato che lo Stato avesse perso un’altra occasione. Potevo capire le dichiarazioni della ragazza3 e le dichiarazioni di Alemanno, oltre che di altri esponenti politici. Poi ho staccato la spina delle emozioni ed ho attaccato quella del cervello. Ho spulciato, ho letto ed ho capito che la custodia cautelare non è l’anticipo della pena. Ho capito che lo Stato non fallisce in un arresto domiciliare. Lo stato fallirà (e di questo sono tristemente sicuro) quando questo essere patteggierà, avrà una pena assolutamente ridicola, magari indultato e tutto finirà a tarallucci e vino. E la vittima? Per la vittima non cambierà più niente tra il vedere questo essere libero o in galera per il resto della vita. La sua vita è ormai cambiata per sempre, ha preso un altro corso, lontano da quello di sempre, che difficilmente potrà essere recuperato. Lei non dimenticherà più.
Lo stato non può fallire di nuovo! Non può permettere che gente che inneggia allo stupro di gruppo possa avere un’occasione per ferire ancora. Lo stato non può permettere che la gente pensi che delinquere è permesso perché la si fa sempre franca in qualche modo!

  1. E già qui ci sarebbe da discutere, visto il “buon senso” del TG in questione.
  2. Più che della vittima, la cui ferita nell’anima, più che nel corpo, è semplicemente inavvicinabile.
  3. Anche se poi ritrattate.

Perché l’Italia è così poco Italia?

Sono a Parigi. Gare de Nord. C’è qualcosa che non va: il mio Eurostar non è sul tabellone. Tra me e me penso che hanno indicato solo l’ultimo. Ma onestamente non mi auto-convinco troppo. Guardo sulla piattaforma Eurostar (il settore della stazione dedicato a questo treno). Anche lì il tabellone luminoso non mi convince. Decido di dirigermi verso il check-in. Poco prima dell’ingresso trovo il tavolo informazioni. Mi avvicino e mostrando il mio biglietto, ricevo una domanda in francese. Non faccio una piega e rispondo: Could you speak english? – e lei mi rispondo: no, french! – incomincio a pensare che ha qualcosa che non va! 😀 Rispondo gentilmente che avrebbe dovuto parlare inglese, perché non parlo francese. Si convince e risponde alle mie domande in un perfetto inglese. E trovare un francese con una buona pronuncia non è una cosa semplice.

Oggi è l’11 Novembre. E’ un giorno speciale per il Regno Unito, che celebra la fine della prima guerra mondiale (11 Novembre 1918) e la commemorazione di tutti i caduti in guerra per la padria. L’ho scoperto solo ieri sera, quando cercavo di dare un senso al fiore che vedevo all’occhiello di quasi tutte le persone che incontro in giro da almeno 10 giorni a questa parte. Avevo capito che era qualcosa di importante, ma non mi spiegavo esattamente cosa. E soprattutto, non mi spiegavo come mai lo portassero ragazzi della mia età (o anche più giovani). Evidentemente doveva essere un simbolo giovanile. Qualcosa tipo un simbolo anti-AIDS, o anti-violenza sulle donne.
Niente di più sbagliato. Ragazzi di 20 anni portavano questo fiore come simbolo dei morti della prima guerra mondiale. Loro che di guerra non hanno visto nemmeno la seconda.

Mi chiedo quali sono i simboli che portano adesso i ragazzi italiani. Mi chiedo come mai i ragazzi italiani non aspettano altro che qualcuno con cui parlare inglese (invece di imporre la loro lingua allo straniero). Mi chiedo come mai la festa della repubblica è la prima che deve essere soppressa (sapete che giorno è?). Mi chiedo come mai ogni 25 Aprile ci deve essere la manifestazione ufficiale e quella parallela dell’opposizione. Mi chiedo come mai c’è qualcuno che brucia le bandiere italiane. Mi chiedo come mai qualcuno vuole essere padano e non italiano. E mi chiedo come mai camminando per strada ci sono così poche bandiere verdi-bianco-rosse. E quando mi chiedo tutte queste cose, capisco perché siamo solo lo zerbino del mondo “industrializzato”. E capisco anche perché abbiamo i politici che ci meritiamo.