Passato

Questa sera sono triste. Non perché sia rimasto a casa, nonostante la cosa mi disturbi alquanto. Ma più che altro per il motivo per cui sono rimasto a casa.
A volte ho la sensazione che la mia vita grottagliese sia così spenta perché io sono Davide. Certo, può sembrare una considerazione banale, ma di fatto non lo è. Non lo è perché ognuno di noi si porta dietro il suo passato. Ed è così dura a volte far cambiare idea alla gente. Specialmente quando si tratta della loro idea sulle persone.
A volte penso a me. Penso a com’ero, a come sono, cosa ho migliorato e cosa ho peggiorato… cosa vorrei ancora cambiare. Perché in fin dei conti viviamo la nostra intera vita lavorando su noi stessi, nel tentativo di alimentare i nostri punti forti e limare i nostri punti deboli. Sono anche convinto che la maggior parte delle persone (che conosco e che non conosco) la pensino allo stesso modo.
M’immagino cosa pensano di loro stesse le persone che a distanza di dieci anni dal nostro primo incontro, pensano di me esattamente cosa pensavano dieci anni fa. E mi chiedo perché a distanza di tanti anni continuano ancora a conservare di me la loro perseverante opinione, mentre io semplicemente vorrei “conoscere” di nuovo queste persone.
Questa sera ho ricevuto un invito. Una pizza chissà dove e (forse) partita a Bowling. Non avrei potuto chiedere di meglio! Sarebbe stato l’ideale di me. Ma dopo una prima (fugace) euforia, ho pensato alla gente che ci sarebbe stata. Ed ho pensato a come mi sarei sentito scrutato, indagato. Ho pensato a come mi sarei sentito a disagio. Ho pensato che sarebbe stato meglio stare a casa. Ed ho pensato che mi sarei sentito così perché dieci anni fa qualcuno ha pensato che sono uno “che quando ti prende, non ti molla più”. E che l’amica pensa che sono uno scassa minchia perché ho rotto la minchia alla sua amica. O che l’altro amico mi guarda sempre male perché … boh! Mi viene da dire … ma vaffanculo!

C’è qualcuno là fuori che vuole passare il tempo con un bravo ragazzo, generoso e gentile? Ho solo un difetto: dico sempre la verità, senza girarci attorno. Diretto, senza ricami. Ah, ho anche un altro difetto: sono squattrinato. E non ho una macchina costosa. Anzi, solitamente vado in giro con una Panda scassata vecchia quanto me. O quasi…

P.S. Voglio tornare a Londra! 🙁

Ten…

…album (temporal order):

  1. Queen – Innuendo;
  2. U2 – Achtung Baby;
  3. Led Zeppelin – The Song Remains the Same;
  4. Megadeth – Youthnesia;
  5. Tool – Aenima;
  6. Dream Theater – Metropolis part. 2: Scenes from a Memory;
  7. Pink Floyd – The Wall;
  8. Extreme – 3 Side of Every Story;
  9. Joe Satriani – Crystal Planet;
  10. Porcupine Tree – In Absentia.

…songs (that’s hard… but ten songs are not enough!!!):

  1. U2 – Stay;
  2. Dream Theater – Finally Free;
  3. Pink Floyd – Comfortably Numb;
  4. Tool – Stinkfist;
  5. Megadeth – A tout le monde;
  6. Andy Timmons – A Night to Remember;
  7. Steve Vai – For The Love of God;
  8. Audioslave – Shadow on the Sun;
  9. Negrita – Luna.

…books (a sort of temporal order):

  1. I. Calvino – If on a Winter’s Night a Traveler;
  2. J. W. Goethe – The Sorrows of Young Werther;
  3. U. Foscolo – The Last Letters of Jacopo Ortis;
  4. L. Pirandello – The Late Mattia Pascal;
  5. Kundera – The Unbearable Lightness of Being;
  6. D.H. Lawrence – Lady Chatterley’s Lover;
  7. Antoine de Saint-Exupéry – The Little Prince;
  8. G. Orwell – 1984;
  9. P.K. Dick – The man in the high castle;
  10. C. Bukowski – Post Office.

…movies:

  1. Blade Runner
  2. Forrest Gump
  3. The Big Lebowski
  4. The Bicentennial Man
  5. 2001: A Space Odyssey
  6. The Insider
  7. Match Point;
  8. Star Wars Ep. VI: Return of the Jedi;
  9. Radio Freccia (an italian movie);
  10. V per Vendetta.

…but how many important things I’ve forgot? 🙁

Momenti

La vita è fatta di momenti. Momenti che sfuggono via. Momenti che aspettavi. Momenti in cui avevi preparato esattamente cosa dire e cosa fare. Ed invece… fugge via ed il nostro essere noi stessi prende il sopravvento.
E’ incredibile che anche questa volta sia fuggito (come al solito). E’ incredibile come certe volte mi riconosca così schifosamente codardo. Sempre così pronto a prendere la via più corta, la più comoda, la più facile. Però la vita è fatta di scelte. Le scelte, momento per momento, sono dure da fare. E si sbagliano, purtroppo. Ma sbagliandole senza nemmeno scegliere significa buttare via i momenti che la vita di regala. Forse è meglio soffrire rischiando piuttosto che stare beatamente tranquilli nella nostra finta vita tranquilla.
Cosa sarebbe la nostra vita se in determinati momenti avessimo scelta un’altra vita? Me lo sono chiesto tante volte. Mi sono chiesto cosa sarebbe stata se non fossi andato a Pisa (e qualcuno sa quanto poco ci è mancato perché buttassi all’aria tutto). Adesso mi chiedo cosa sarebbe se non fossi venuto a Londra. Ma la vita è fatta anche di piccole scelte, e ti chiedi cosa sarebbe stata una serata se invece del caldo della tua stanza avessi preferito prendere un po’ di freddo insieme ai tuoi amici. Oppure cosa sarebbe stata una giornata se invece di dormire avessi fatto una passeggiata. O cosa sarebbe stata questa sera se invece di prendere l’autobus, avessi fatto quello che speravi di poter avere l’occasione di fare.
Finisco di scolarmi la mia birra. Mi ci vuole un po’ di autopunizione stasera. Visto il cretino che sono.

P.S. Leggete L’uomo nell’alto castello, uno dei libri più belli che abbia mai letto. Forse capirete meglio perché stasera ho scritto questa cosa.

Perché l’Italia è così poco Italia?

Sono a Parigi. Gare de Nord. C’è qualcosa che non va: il mio Eurostar non è sul tabellone. Tra me e me penso che hanno indicato solo l’ultimo. Ma onestamente non mi auto-convinco troppo. Guardo sulla piattaforma Eurostar (il settore della stazione dedicato a questo treno). Anche lì il tabellone luminoso non mi convince. Decido di dirigermi verso il check-in. Poco prima dell’ingresso trovo il tavolo informazioni. Mi avvicino e mostrando il mio biglietto, ricevo una domanda in francese. Non faccio una piega e rispondo: Could you speak english? – e lei mi rispondo: no, french! – incomincio a pensare che ha qualcosa che non va! 😀 Rispondo gentilmente che avrebbe dovuto parlare inglese, perché non parlo francese. Si convince e risponde alle mie domande in un perfetto inglese. E trovare un francese con una buona pronuncia non è una cosa semplice.

Oggi è l’11 Novembre. E’ un giorno speciale per il Regno Unito, che celebra la fine della prima guerra mondiale (11 Novembre 1918) e la commemorazione di tutti i caduti in guerra per la padria. L’ho scoperto solo ieri sera, quando cercavo di dare un senso al fiore che vedevo all’occhiello di quasi tutte le persone che incontro in giro da almeno 10 giorni a questa parte. Avevo capito che era qualcosa di importante, ma non mi spiegavo esattamente cosa. E soprattutto, non mi spiegavo come mai lo portassero ragazzi della mia età (o anche più giovani). Evidentemente doveva essere un simbolo giovanile. Qualcosa tipo un simbolo anti-AIDS, o anti-violenza sulle donne.
Niente di più sbagliato. Ragazzi di 20 anni portavano questo fiore come simbolo dei morti della prima guerra mondiale. Loro che di guerra non hanno visto nemmeno la seconda.

Mi chiedo quali sono i simboli che portano adesso i ragazzi italiani. Mi chiedo come mai i ragazzi italiani non aspettano altro che qualcuno con cui parlare inglese (invece di imporre la loro lingua allo straniero). Mi chiedo come mai la festa della repubblica è la prima che deve essere soppressa (sapete che giorno è?). Mi chiedo come mai ogni 25 Aprile ci deve essere la manifestazione ufficiale e quella parallela dell’opposizione. Mi chiedo come mai c’è qualcuno che brucia le bandiere italiane. Mi chiedo come mai qualcuno vuole essere padano e non italiano. E mi chiedo come mai camminando per strada ci sono così poche bandiere verdi-bianco-rosse. E quando mi chiedo tutte queste cose, capisco perché siamo solo lo zerbino del mondo “industrializzato”. E capisco anche perché abbiamo i politici che ci meritiamo.

Facebook

Mi ha quasi costretto Davide, un mio amico grottagliese che vive a Londra, ingegnere informatico. Così ho conosciuto Facebook. Non è stato amore a prima vista. Dal momento dell’iscrizione sono passati mesi. È intervenuto sempre lui, Davide: “This profile is too empty…”, mi scrisse. “Questo profilo è troppo vuoto”. Riempiamo. Scuola, lavoro, interessi. Qualche foto. È cominciato tutto così, al ritorno dalle vacanze estive 2008, complice un nuovo PC. Con un doppio risultato. Nel passato e oggi. Il più bel regalo che Facebook mi ha fatto è stato ricomporre pezzi della mia adolescenza. Un ponte con gli anni più belli, quelli del Liceo Moscati. Un decennio di silenzio, di notizie sporadiche, che si è assottigliato in un soffio e mi ha riconsegnato i volti e le parole di alcuni degli amici più cari. I miei compagni di liceo: Piergiuseppe è a Singapore, in mare, su una piattaforma; Irene a Milano, due gemelli e vita da prof precaria. Lontani, eppure ogni giorno riesco a sapere qualcosa di loro – e loro di me. Al gruppo si sono uniti poi i colleghi: opinioni in libertà, pagine aperte sull’attualità politica e sociale, riflessioni e proposte sul nostro lavoro. Chi incontri ogni giorno in conferenza stampa e impari a riconoscere in maniera diversa. Chi non hai mai incontrato, come Andrea (Purgatori, quello del caso Ustica) e che con le sue risposte ogni giorno ti dà un motivo in più per continuare a fare il giornalista. Considero infine Facebook come uno spazio di confronto. È interessante discutere di politica (Fabio e Mario – Mario Adinolfi, l’anti-Veltroni! – sono il mio occhio a livello nazionale). Amo commentare i film, muovermi tra vecchia e nuova letteratura (Rossano, scrittore e Cristiano, grafico, con gli incontri culturali di “Citofonare interno 7”, a Roma, sono diventati un caso). Mi piace inserire (come in un blog) poesie, testi, articoli. Comunicare un po’ del mio mondo. Finalmente un luogo – nella Rete – dove comparire con nome e cognome, con la tua storia e i tuoi pensieri. Se usato con criterio e senza morbosità può essere utile e piacevole. In altalena tra nostalgie (ritrovare qualcuno a cui vuoi bene) e momenti quotidiani (organizzare una cena tra colleghe ora è più facile). Il garante ha obiettato: “E la privacy?”. Non un problema per me – che da anni lavoro nella redazione di Studio 100 TV. I commenti e i suggerimenti dei telespettatori sono sempre un momento di confronto. Anche su Facebook.

Raffaella Capriglia

…il Davide dell’articolo sono io! 😛
Prima o poi due considerazioni su Facebook le voglio scrivere anche io. Ma aspetto l’ispirazione. 😉